IV: Come un giullare si lamentò, davanti ad Alessandro, di un cavaliere

Quando Alessandro stava assediando la città di Gaza con un grande esercito, capitò che un nobile cavaliere (prigioniero dei nemici) riuscì a scappare e, trovandosi praticamente senza niente, decise di andare da Alessandro, che era assai più generoso di tutti gli altri comandanti.
Per la strada, questo cavaliere incontrò un giullare, vestito e equipaggiato meglio di uno con quattro quarti di nobiltà. Il giullare gli domandò dove andava di bello.
Il cavaliere rispose: «Vado a chiedere a Alessandro che mi regali qualcosa, in modo di poter tornare a casa mia senza dovermi vergognare».
Poi il giullare gli disse «Ti regalo io quello che vuoi, e tu in cambio mi darai quello che ti regalerà Alessandro».
«Va bene,» rispose il cavaliere «regalami per favore un cavallo da sella, una bestia da carico, dei vestiti, e i soldi sufficienti per tornarmene al mio paese».
Il giullare gli regalò tutto e cavalcarono insieme da Alessandro, il quale aveva appena finito una giornata di durissima battaglia contro la città di Gaza. Alessandro, tornato dalla battaglia, stava nella sua tenda da campo a farsi togliere l’armatura.
Il cavaliere e il giullare si fecero avanti. Il cavaliere fece la sua richiesta ad Alessandro, umilmente e con belle maniere. Ma Alesando non gli disse nulla, né gli fece rispondere da altri. Il cavaliere salutò il giullare e si mise in viaggio per tornarsene al suo paese.

Si era allontanato di poco, quando una delegazione di nobili cittadini di Gaza portò a Alessandro le chiavi della città: si arrendevano senza condizioni, con pieno mandato di ubbidire a lui come il loro re. Alessandro allora si volse verso i suoi consiglieri e domandò:
«Dov’è andato quello che mi chiedeva un regalo?».
Si mandò a cercare dappertutto il cavaliere che aveva chiesto un regalo e, non appena trovato, tornò subito indietro. Una volta arrivato, Alessandro gli disse:
«Nobile cavaliere, ecco le chiavi della città di Gaza. Prendile, te la regalo volentieri».
«Oh, no, signore,» rispose il cavaliere «non regalarmi la città. Ti prego di regalarmi oro, o argento, o vestiti, scegli tu».
Alessandro fece un sorriso e ordinò che gli diedero duemila marchi d’argento—e dai registri questo si poteva leggere che questo fu il regalo più misero che Alessandro fece mai.
Il cavaliere prese i marchi e li diede al giullare. Il giullare corse da Alessandro e non la finiva più di insistere che gli fosse resa giustizia: tanto fece, che ottenne l’arresto del cavaliere! Poi davanti al tribunale presieduto da Alessandro, presentò il suo reclamo in questi termini:
«Maestà, questo qui ho incontrato per strada: gli ho chiesto dove andava e perché, e lui mi ha risposto che andava a farsi dare regalo da Alessandro, e allora io ho fatto un patto con lui. Il regalo gliel’ho fatto io, e lui mi ha promesso che mi avrebbe regalato quello che Alessandro gli avrebbe regalato. Dopo, lui ha rotto questo patto. Mi ha truffato perché ha rifiutato la nobile città di Gaza e ha accettato quei marchi qui, ragion per cui io chiedo alla Vostra Signoria che mi faccia giustizia e che mi dia la differenza di tutto quello che vale la città, meno i marchi».
Poi parlò il cavaliere, che aveva per prima cosa confermato l’esistenza del patto:
«Ragionevole Signore, questo uomo è giullaresco, un uomo di spettacolo, e nel cuore di giullare non può nascere il desiderio di governare una città. Quando ha fatto il patto con me, lui pensava d’oro e di argento: quella era la sua intenzione! E io ho pienamente onorato quelle intenzioni. Quindi, la Signoria Tua ne discuti con i tuoi saggi consiglieri e provvedi a liberarmi, se volete».

Alessandro e i suoi nobili giudici e consiglieri prosciolsero il cavaliere con formula piena e lo elogiarono per la sua grande intelligenza.

1 comments:

Unknown ha detto...

Questi ultimi novellini sono un po' scorraggianti per quei mirano all'elevazione sociale!